New York, the day after (l’arrivo). Con la scusa che servono energie per camminare ore e ore ne approfitto per fare il tipico breakfast a stelle e strisce (come non assaggiare i donuts, le ciambelle di Homer Simpson, per intenderci?). Dopo la colazione io e i miei amici iniziamo il nostro tour vero e proprio con un itinerario che ci porta dritti dritti in direzione del simbolo di New York, la Statua della Libertà, passando per i luoghi che hanno fatto la storia della città, da Gramercy Park a Greenwich Village, da Chinatown a Wall Street.
Attraverseremo Broadway, una delle più antiche strade di New York, che taglia diagonalmente da nord a sud tutta Manhattan. Partendo da Herald Square, ci incamminiamo verso uno dei palazzi simbolo della città, il celeberrimo Flatiron Building, noto per la curiosa forma che ricorda un ferro da stiro (da qui il nome, anzi il soprannome, dato che non tutti sanno che in realtà si chiama Fuller Building).
Proseguendo, ecco Union Square, una delle piazze più antiche di New York. In questo crocevia storico dove al centro si trova un bel parco con le statue di Lincoln, Washington, Lafayette e Gandhi (!), ben quattro volte a settimana da decenni è ospitato il Green Market, un mercato ortofrutticolo molto frequentato da newyorchesi e non.
Una deviazione la facciamo poi per visitare la zona intellettuale del Greenwich Village: il panorama a Manhattan cambia nel giro di pochi metri, ed ecco che allora i grattacieli di Midtown hanno lasciato il posto alle costruzioni vittoriane del Village, che sin dall’Ottocento è stato fulcro culturale e artistico di New York.
L’atmosfera bohèmienne si respira ancora a Washington Square e dintorni, per le sobrie ed eleganti palazzine residenziali teatro d’ispirazione prima per Mark Twain, Edgar Allan Poe, Henry James poi con gli scrittori della Beat Generation come Kerouac e Burroughs. Avanguardia, rottura degli schemi e grande fermento intellettuale: non è un caso che i primi movimenti hippy siano nati qui, dove si trova anche l’Università di New York (si spiega così la presenza di tanti giovani) e dove negli anni della contestazione mossero i primi passi Bob Dylan e Jimi Hendrix e tanti altri nomi leggendari.
Riprendendo la strada di Broadway, attraversiamo esternamente Chinatown, che a dire il vero non ci ha colpito postivamente. Il quartiere dove risiede la più alta concentrazione di asiatici in suolo americano è decisamente troppo caotico ed affollato, lasciando una spiacevole sensazione di oppressione.
Eccoci infine nel distretto finanziario della Grande Mela, con uomini d’affari e donne in carriera che entrano ed escono frenticamente dai tantissimi uffici ed importanti edifici di Wall Street, della Borsa e della City Hall.
Sembra impossibile che dietro tutti questi grattacieli di vetro e cemento possa scorrere l’immenso fiume Hudson, e se si ha la fortuna di trovarsi qui con una bella giornata, è un vero piacere passeggiare per Battery Park, il parco che costeggia il fiume fino all’estremità più a sud di Manhattan.
Gente a passeggio, sui pattini, a fare jogging o semplicemente a prendere il sole pranzando con un panino (a proposito: gli hot dog sono davvero squisiti!) davanti allo splendido paesaggio che in lontananza vede ergersi la Statua della Libertà.
Con i miei amici decidiamo di prendere il traghetto che (gratis) ci porterà a Staten Island, da dove è uno spettacolo il paesaggio di Manhattan, con lo skyline che sembra uscire dalla acque del mare, ehm, del fiume (è talmente grande!). Se avete modo visitate anche il bellissimo museo dell’immigrazione che si trova nella vicina Ellis Island, il luogo un tempo deputato ad essere frontiera d’ingresso per coloro che cercavano fortuna negli Stati Uniti.
Non sono andato sulla Statua della Libertà (ci sono passato vicino durante il viaggio in traghetto), in parte perchè sono rimasto un pò deluso dal momento che me l’aspettavo molto più grande (colpa di tanti , troppi film?), in parte perchè qualcosa nell’itinerario bisogna pur sacrificare, e la lunga fila per visitarla ha fatto desistere me ed i miei amici.
Facendo un breve giro per Staten Island, mi sono subito reso conto che Manhattan è un’isola felice, che New York non è solo Manhattan e che comunque la Grande Mela si differenzia totalmente da tutte le altre città americane. A Staten Island la povertà si fa sentire, e le strade non sono tirate a lucido nè sicure come invece avevo notato favorevolmente a Manhattan. In poco più di venti minuti ecco che si torna allora nel Financial District..
Dal famoso toro simbolo dell’economia americana parte la “gola di cemento” che non può non affascinare per la sequenza di palazzi e grattacieli antichi e moderni che si mescolano in un’armonico paesaggio.
Ground Zero, là dove un tempo si stagliavano le Twin Towers, è un enorme cantiere dove si sta progettando una imponente e spettacolare costruzione in cui non mancherà un’area riservata al ricordo e alla memoria delle vittime degli attentati dell’11 settembre 2001.
Se volete fare qualche spesa/affare, non fatevi mancare un giro per i famosissimi grandi magazzini “Century 21”, dove si trovano a prezzi incoraggianti capi firmati per tutti i gusti e per tutte le taglie. Per gli abitanti di New York una vera istituzione.
La nostra seconda lunghissima giornata si conclude con una passeggiata per la pittoresca zona di South Street Seaport: dal “Pier 17” dove si trovano bei locali, negozi e ristoranti, è un vero piacere per gli occhi godersi le mille luci della Downtown e del ponte di Brooklyn. Un paesaggio davvero indimenticabile nella sua semplice bellezza.
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